lunedì 12 novembre 2018

Da Gaudium et spes a Humanae vitae. Un tragitto non facile


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di P. Serafino M. Lanzetta

La grave crisi morale di abusi sessuali che investe la S. Chiesa ha radici molto più profonde del cattivo comportamento di alcuni sacerdoti e prelati. E non è sicuramente espressione di quella debolezza umana che i giovani capirebbero più di tutti in quanto essi stessi cadono e si rialzano, come ha insinuato recentemente il Card. Baldisseri nella conferenza stampa di presentazione del Sinodo dei giovani (1° ottobre 2018). Anche le giovani vittime di numerosi predatori clericali capirebbero facilmente questa debolezza? La radice del problema prima di essere morale è dogmatica. A monte c’è il rifiuto della dottrina di Cristo sull’amore umano e sulla sessualità. Dicevamo in un precedente articolo che tale dottrina s’incrina fortemente con una pubblica e “ufficiale” ribellione ad Humanae vitae nella Chiesa. Mettendo in discussione l’inscindibilità dell’amore coniugale e della procreazione, si aprivano le porte alla giustificazione di ogni possibile unione. Però quella tempesta che infuriò nella Chiesa non sarebbe del tutto comprensibile se non facessimo un ulteriore passo indietro per andare al momento iniziale di quel dissapore cardinalizio circa il divieto degli anticoncezionali, che poi portò all’aperta ribellione a Paolo VI. La protesta si accese pubblicamente, ma già covava sotto le ceneri. Bisogna affacciarsi dietro le quinte del Concilio Vaticano II e lì scoprire gli inizi dei malumori. Due figure chiavi in tutto ciò: il Cardinale Leo Joseph Suenens, primate del Belgio e lo Schema XIII che poi divenne la Costituzione pastorale Gaudium et spes.

Suenens si definisce nelle sue «Mémoires» sul Concilio Vaticano II (un testo di 69 pagine dettato dal Cardinale belga immediatamente dopo il Concilio, contenente i suoi ricordi personali e che costituisce i documenti 2784 e 2785 dell’“Archivio Suenens”) padre e iniziatore della Gaudium et spes. Scrive così: «Le schéma XIII, dont je suis le père, l’initiateur», sebbene non ne fosse «extrêmement enthousiaste» per il fatto che Paolo VI aveva inviato alla Commissione mista, il 23 novembre 1965, quattro modiche riaffermavano la dottrina classica della Chiesa sul matrimonio da inserire ai paragrafi 51, 54 e 55 del testo redigendo.Questi modi tra l’altro riguardavano il chiarimento della posizione della Chiesa sui metodi anticoncezionali, rifacendosi al magistero di Casti Connubi, che il Papa voleva si citasse esplicitamente. C’è da notare che prima di ciò, Paolo VI aveva chiesto a Suenens un testo per una possibile dichiarazione in linea con l’apertura agli anticoncezionali favorita dal primate belga (cf. Fondo Suenens 2503). La reazione di Suenens al vedersi negata quella dichiarazione fu molto dura. Voleva lanciare una campagna tra i Padri conciliari per votare contro il nuovo testo. Soltanto quando fu rassicurato da Mons. Prignon che Mons. Heuschen e il prof. Heylen avevano reso quei modi inoffensivi, e che la questione dei birth controlrestava in sospeso nel testo conciliare, allora Suenens accettò di votare placet