Nei Magi che si mettono in cammino seguendo la stella possiamo contemplare l'uomo, che desideroso di conoscere la verità su Dio e su se stesso, si mette in cammino e con cuore libero da pregiudizi, quali a volte i dati sociologici della propria cultura, va verso la verità e l'amore. Veritas e caritas si incontrano in un umile Bambinello: in Lui si saldano definitivamente. Quel Bambino di Betlemme è il Dio fatto uomo. In Lui, perché Dio-Uomo, c'è la risposta definitiva a chi è Dio e chi è l'uomo. In Lui si ha la pienezza della propria identità, che si delinea e si specifica solo nell'incontro col Dio vero. I Magi ci insegnano a non fermarci al fatto secondo cui il problema religioso si esaurirebbe nel dato religioso molteplice. Non per il fatto che vi sono molte religioni abbiamo risposto in modo soddisfacente a quelle domande che ogni uomo porta dentro di sé: chi è Dio? Come posso incontrarlo? Chi è il Dio vero? Qual è la religio vera? I Magi ci insegnano che la religio è vera, dunque piena, definitiva, assoluta, solo nell'incontro con Cristo, nell'adorazione a Lui. Infatti, dopo aver trovato Cristo, si prostrarono e lo adorarono. Cristo è il compimento della religione e della stessa religiosità. Ormai, solo in Lui e nel prolungamento del suo Corpo sacramentale che è la Chiesa c'è salvezza.
Scriveva il Cardinale Leo Scheffczyk: «...con l’avvenimento di Cristo è oggettivamente successo qualcosa (comprensibile solo nella fede del cristiano), che equivale a una critica fondamentale, ad un aumento e (sia in senso negativo che positivo) a un’“abolizione” delle religioni nella pienezza di Cristo».
La fede, perciò, deve diventare adorazione. La preghiera deve essere in primis adorazione liturgica del Logos-Amore: di Cristo e in Lui del Padre nello Spirito Santo.
Proponiamo ai nostri lettori l'omelia pronunciata dal P. Serafino M. Lanzetta, nella Chiesa di Ognissanti (Firenze), nella solennità dell'Epifania del Signore (6 gennaio 2011).