domenica 21 novembre 2010

Tradizione e Vaticano II nel pensiero di Mons. B. Gherardini

Nel corso di un incontro organizzato a Bologna, il giorno 20 novembre 2010, dal centro culturale Vera Lux, Mons. Brunero Gherardini ha presentato il suo ultimo libro sulla Tradizione: Quod et tradidi vobis. La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa (Casa Mariana Editrice, Frigento 2010). Gherardini, muovendo dal contenuto teologico della Tradizione – di cui tanti parlano oggi senza sapere cosa sia –, ha esaminato la scottante questione della natura del Concilio Ecumenico Vaticano II (cf. il suo testo Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, Frigento 2009), da lui definita “pastorale”, in ragione dei pronunciamenti dello stesso Magistero; quindi, ha fatto riferimento al valore normativo dello stesso Concilio per la Chiesa.

Un concetto chiave per intendere correttamente il lemma “Tradizione”, è per Gherardini vitalità evolutiva, nel senso che si può esprimere qualcosa di nuovo solo lungo una permanenza ontologica del dato originario. L’attributo “evolutiva” è da leggersi nel solco dell’omogeneità del nuovo rispetto all’antico: identità contenutistica nello sviluppo progressivo della sua comprensione. L’adagio latino è chiarissimo: eodem sensu eademque sententia (stesso senso e stessa interpretazione).

La Tradizione, poi, ha una dimensione oggettiva e soggettiva, ha precisato. Oggettiva: trasmissione della Rivelazione da Cristo fino a noi. Soggettiva: la Chiesa che nel suo Magistero ecclesiastico recepisce il Sacro Deposito e lo trasmette.

Dal concetto autentico di Tradizione, illuminato dalle parole del Signore: lo Spirito di verità vi guiderà al possesso di tutta la verità e al possesso di tutto quello che io vi ho insegnato (cf. Gv 16, 12-15), Gherardini è passato poi a distinguere quattro livelli nel Vaticano II, per una sua giusta ermeneutica:

1° generico: il Vaticano II in quanto concilio ecumenico esprime il magistero conciliare, ovvero un magistero supremo e solenne, di cui però ogni enunciato non è, di per sé, dogmatico ed infallibile;

2° pastorale: il Vaticano II è un concilio pastorale. Bisogna tener conto però che la pastorale è una corrente teologica nata nell’‘800 in alternativa alla teologia dogmatica, con una base illuministica in cui tutto fu concentrato sull’uomo. Paolo VI tentò di redimere la scienza pastorale, liberandola dalle secche neo-moderniste, per trasferirla in quella che Gherardini definisce dimensione romantica;

3° appelli: all’interno dei 16 documenti conciliari vi sono numerosi appelli al Magistero precedente e a dottrine definite dogmaticamente. In questo caso (e solo in questo caso) il Vaticano II diventa dogmatico: perciò dogmatico di riflesso;

4° innovazioni: il Vaticano II ha portato numerose innovazioni, a volte anche formali e sostanziali, da giudicare alla luce della natura pastorale del Concilio. Gaudium et spes n’è un chiaro esempio: ci si concentra su tematiche tipicamente sociologiche e politiche. Il discorso è su qualcos’altro e non sul deposito.

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