La rappresentazione blasfema di R. Castellucci, nel silenzio dei più



Purtroppo nella città di Milano, proveniente dalla Francia, sarà presto inscenata una rappresentazione davvero blasfema contro il Volto e quindi la Persona di Gesù Cristo, opera del regista romagnolo Romeo Castellucci, dal titolo «Sul concetto di volto nel Figlio di Dio». L’allusione è quindi chiara e determinata a Cristo e al suo Volto. Il problema veramente grave è che questo Volto diventa oggetto di orribili esecrazioni, quando l’anziano incontinente versa in faccia a Cristo il liquame delle sue dissenterie. Quel Volto sarà anche preso a sassate e gli si dirà «(Non) sei il mio pastore».

Come cattolici chiediamo rispetto. Castellucci non può insultare pubblicamente il Sacro Volto di Cristo, dolorante e maestoso, come risulta anche dalla Sacra Sindone.

A nulla vale poi camuffare il proprio dileggio per l'altrui fede, trincerandosi dietro i contorni evanescenti dell'arte contemporanea, il cui vero intento sarebbe noto solo all'artista, rimanendo ad altri (profani) sfuggevole e sempre al di là. Sia il regista che diversi interpreti (anche credenti), infatti, trovano una giustificazione allo spettacolo nel definirlo artistico e il liquame inchiostro. L’arte stessa sembra diventata un grande calderone dove tutto bolle, e deve bollire. No, si tratta di buon senso e, anche, di rispetto per le persone credenti in Gesù Cristo.

La libertà religiosa è anzitutto un'esigenza del rispetto del diritto alla libertà religiosa dell’uomo e di conseguenza di tutto ciò che è contenuto sacro di una fede religiosa, del cristianesimo in questo caso.

È necessario che i nostri Pastori, i Vescovi cioè, facciano sentire la loro voce di protesta, ferma e caritatevole, perché cessi davvero questo clima di cristianofobia che sempre più si alimenta. Sarebbe confortante per tutti i credenti se la Conferenza Episcopale Italiana, sempre così attenta ai problemi della società, intervenisse ora con parole di chiara disapprovazione. Non ne va di mezzo il dialogo con l’arte e la cultura, ma la dignità di Nostro Signore.

I nostri fratelli cristiani in altre parti del mondo vengono uccisi perché sono di Cristo. Uniamo la nostra voce al loro sangue e difendiamo la nostra identità.


p. Serafino M. Lanzetta, FI

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