Come rispondere a un certo dilemma con cui oggi spesso ci confrontiamo: l’unicità del cristianesimo e la paura di affermarlo fino in fondo correndo il rischio di sentirci intolleranti, fondamentalisti, incapaci di dialogo?
La santità è armonia nella vita di ragione e amore, fede e carità. Con Guglielmo di Sant-Thierry (monaco cistercense del XII sec.) possiamo dire che la natura dell'amore non è soltanto sentimento ma vi partecipa anche la ragione. Questo grande monaco medioevale, identificando la carità con la vista posseduta dall'anima per vedere Dio, afferma che i nostri due occhi sono «l'amore e la ragione. Se uno dei due opera senza l'altro, non andrà lontano. Possono però molto soccorrendosi a vicenda, diventando un solo occhio».
E continua:
«Il compito della ragione sta nell'istruire l'amore, mentre il compito dell'amore è d'illuminare la ragione, così che la ragione divenga essa stessa amore e l'amore non oltrepassi i confini della ragione».
Il rapporto fra l'uomo e Dio è essenzialmente un rapporto d'amore. Dice ancora Guglielmo di Sant-Thierry:
«Tu ci ami in quanto fai di noi tuoi amanti e noi ti amiamo in quanto riceviamo il tuo Spirito. Il tuo Spirito è il tuo amore che penetra e possiede le intime fibre dei nostri affetti [...] Mentre il nostro amore è affectus, il tuo è effectus, un'efficacia che ci unisce a te grazie alla tua unità, allo Spirito santo che ci hai donato».
La santità è proprio questo amore di Dio in noi. È l’amore di Dio incarnato nella propria vita. Questo è reso possibile dal mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio, il quale facendosi uomo ci permette di salire per mezzo di Lui, in Lui, fino a Dio. E Dio, che è il tutto, è riconoscibile solo nell'unità di ragione e amore, fede e carità. La santità è unità di vita, è pienezza.
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