Perché la salvezza dell’anima è ormai un TABÙ
di p. Serafino M. Lanzetta
In una scorsa catechesi (qui) ci siamo soffermati sulle radici filosofiche e sociali dell’oblio salvifico della salvezza dell’anima/delle anime.
Pur rimanendo il principio canonistico chiave, la salvezza dell’anima è ritenuta una mera reminiscenza platonica sfociante nel privatismo salvifico.
Ora ci concentriamo sugli effetti teologico-dottrinali dell’oblio di questo principio salvifico fondamentale, individuando tre principali conseguenze nefaste dell’abbandono della teologia classica della salvezza dell’anima:
A) La perdita del senso del peccato (che poi è anche una della cause dello smarrimento del principio in esame);
B) L’abbandono della teologia spirituale e quindi della necessita di progredire nell’esercizio delle virtù puntando alla santità;
C) La subordinazione della contemplazione all’azione sfociante nel pragmatismo pastorale dei nostri tempi.
Se non bisogna più salvarsi l’anima o salvare le anime cosa si inizierà a salvare? Tutto, tranne l’anima. Perfino il mondo, lasciandolo però nel suo essere mondano e politico. Non è tutto ciò capovolgere il Cristianesimo?
Qui il video di questa catechesi con le domande degli ascoltatori.



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