giovedì 10 dicembre 2009

Il prete, presenza misterica di Cristo


Subito dopo il Vaticano II ci fu un pullulare di interventi sul sacerdozio ministeriale anche all’insegna della contestazione e del riduttivismo. Si parlò di crisi vocazionale e di “solitudine del prete” che rese propizia una psicologia dell’integrazione affettiva come soluzione. Si reagì al clericalismo con dei surrogati di impegno di prima linea nel sociale e nella politica dei preti. Questo provocò una secolarizzazione del clero con conseguenze ancora più devastanti della clericalizzazione.

Mons. Brunero Gherardini spiega che la teologia del sacerdozio ministeriale deve innestarsi in quello di Cristo, unico e sommo sacerdote. Nella sua analisi partendo da Ebrei e Giovanni 17, sottolinea che Cristo è sacerdote in quanto mediatore tra Dio e gli uomini. Come Lui è consacrato dal Padre e mandato nel mondo, così ha consacrato e inviato i dodici apostoli che sono l’origine del sacerdozio ministeriale – sacramentale nella Chiesa.
Il prete, in virtù del sacramento dell’Ordine è Cristo stesso nella Chiesa segnato ontologicamente da questo sacerdote in ogni tempo e luogo. Il prete non è un semplice riflesso di Cristo ma Cristo stesso. “Non un essere cristificato, ma cristico”. Questa teologia è molto illuminante per risolvere la contrapposizione spesso posta tra consacrazione sacerdotale e servizio in quanto funzione ministeriale nella Chiesa. La funzione ministeriale è da intendersi perciò unicamente nella consacrazione sacerdotale che è ripresentazione sacramentale dello stesso Cristo, capo, pastore e servo.

pamab

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