È da poco uscito un nuovo libro di P. Serafino M. Lanzetta per i tipi della Casa Editrice Leonardo da Vinci: La porta della fede. Quando ragione e amore s'incontrano, Roma 2017. Il saggio con un taglio teologico-fondamentale esamina il rapporto circolare tra ragione e amore - fede e carità. Ragione e amore sono come due grandi ali dello spirito umano, due direttrici dell'essere, due pilastri del reale. Insieme in un amichevole abbraccio preparano il terreno per la sinergia di fede e carità a livello soprannaturale. La ragione senza l'amore diventa freddo calcolo matematico, mentre l'amore senza la ragione puro sentimento. Così la fede senza la carità sarà cieca, mentre una carità senza la fede un coacervo di buone intenzioni, pie ma inutili. Dio è ragione e amore, Logos e Agape. Chi trova Costui trova il vero Dio, il Tutto. Anche il mio animo infatti desidera il vero e vuole conoscere l'amore, il vero Amore. Insieme ragione e amore possono fare davvero grandi cose.
Dalla Presentazione di Mons. Antonio Livi:
L'Autore sviluppa «un’analisi
antropologica sul rapporto tra la volontà e l’intelletto, per illustrare come
di fronte a un oggetto che risulta soltanto “credibile” (e quindi non evidente
di per sé), la persona può credere solo se vuole: e, nel caso specifico della
rivelazione divina, solo se vuole rispondere con fiducia all’Amore salvifico
che gli si è manifestato attraverso la testimonianza dei Profeti, prima, e poi
definitivamente con la vita e la dottrina del Verbo Incarnato. Questa analisi
antropologica deve a sua volta essere completata dall’esame teologico di ciò
che Dio stesso ci ha rivelato circa l’aiuto interiore che Egli assicura
misericordiosamente all’uomo che deve decidersi a credere».
Dall'Introduzione:
«Il
problema della fede non è la sua negazione, che può avvenire in nome della
ragione. La ragione non è mai contro la fede. Anzi la fede poggia su di essa.
Certamente la fede non principia dalla ragione, è un oltre, e la sua origine è
nella Rivelazione soprannaturale, ma ha la ragione come presupposto noetico. La
fede accetterà solo ciò che non è contrario alla ragione. Non potrà mai
accettare la contraddizione o le favole. La fede, dunque, come atto umano,
parte dalla ragione o, in altre parole, è un atto a partire dalla ragione,
quindi dalla capacità dell’uomo di accogliere la verità nella conoscenza della
realtà. La fede è reale, non ideale o un mero ideale. Ci parla della realtà, ci
fa accogliere la realtà più vera, quella che si nasconde dietro le cose, e che
già la ragione intravede come necessaria anche senza vederne il volto o capirne
il significato. La battaglia della vita non è quella della ragione contro la
fede, ma della ragione e della fede da un lato, contro il sentimento e il
capriccio o gli umori dall’altro. Gli umori cambiano ma non la ragione. Se la
mia fede è basata sugli umori allora è possibile “perderla”, come si suol dire.
Ma non ci si può illudere di essere atei puri se non si supera comunque la
tentazione di affidare ogni certezza agli umori e non piuttosto alla ragione.
Se la mia ultima certezza è il mio stato d’animo presente, l’emozione, e non
l’evidenza razionale, allora dovrò rinunciare anche ad essere ateo. Un vero ateo,
quello che crede veramente nel suo ateismo, è un uomo che si affida alla
ragione e non al sentimento».
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