Florian Kolfhaus, VIA DOLOROSA, Meditazione sulla Via Crucis, Cantagalli, Siena 2012, pp. 80, euro 6,00.
La Via Dolorosa non è solo la strada che Gesù ha percorso dal Pretorio per salire al Golgota, essa è la via di ogni uomo.
Così si apre il libro “Via Dolorosa, Meditazioni sulla Via Crucis” di mons. Florian Kolfhaus, opera di meditazione del mistero della passione e della morte di Nostro Signore; ma anche meditazione sulle sofferenze dei suoi discepoli e sulla pressante questione perché Gesù le permette. Nel lungo preambolo del libro l’autore riflette proprio su questo: “Perché l’innocente soffre? Perché Dio permette la sofferenza?”
Gesù attraverso il sacrificio del suo corpo sulla croce ha liberato gli uomini dai loro peccati mostrandoci il suo amore fino all’ultima goccia del suo sangue.Lui ha deciso liberamente di morire per sconfiggere definitivamente la morte con la Sua resurrezione. “In croce si rivela la Sua vittoria, ma anche il suo amore. Chi vuole essere mio discepolo, prenda la sua croce su di sé e mi segua!” (Mt. 16,24). Per questo il Cristianesimo si rivela come la religione della Croce. Gesù non insegna la libertà dal dolore, non dà esempio di stoicità. Egli ha pianto e gridato, sudato sangue per la paura e pregato nel momento del bisogno, per non bere l’amaro calice (Lc. 22,42). Egli capisce le nostre sofferenze e le permette – come fa una mamma che non può risparmiare certi dolori al figlio come ad esempio dal medico – per guarirci. Dio non aspetta che non cadiamo mai sotto il peso della nostra croce, ma ci invita a riazalrci sempre di nuovo per continuare il nostro camino.
La croce è, senza dubbio, lo stravolgimento della logica umana, lo scandalo. Ma la croce è anche la chiave della salvezza e il mezzo divino per la meta più alta. La sofferenza può diventare un atto d’amore se si rivolge lo sguardo a Gesù. Colui che fa nuove tutte le cose, soffrendo per amore ci ha redenti. La sua morte non era semplicemente una grande tragedia umana, ma il sacrificio della redenzione, offerto in libertà ed amore.
“Soffrire senza amare è l’inferno, invece soffrire e amare è una forza che fa discendere il paradiso sulla terra. Soffrire e amare significa superare il male e trasformarlo in bene. Soffrire e tuttavia amare vuol dire sconfiggere la malvagità con la bontà, convertire il potere distruttivo del peccato, le cui conseguenze nel mondo sono la morte e il dolore, in grazia e benedizioni. Solo colui che crede nell’Amore, può anche soffrire con l’Amore”.
Cristo ha percorso la strada con fortezza e coraggio perché ci ama. Soffrire coraggiosamente non vuol dire essere al di sopra di ogni dolore o non versare lacrime, ma, per amore di un bene superiore, essere pronto a lasciarsi ferire. Solo per amore, e solo per questo, il Signore ha accettato la sofferenza e si è fatto crocifiggere. E per amore, solo per amore, dobbiamo seguirlo. Per amore, si può abbracciare la croce. Solo così si può cantare: “Ave crux spes unica!”.
Gesù ci fa partecipi della sua croce perché desidera accrescere in noi l’amore. Insieme a lui la nostra Via Dolorosa può diventare una Via Amorosa che conduce alla vera felicità. “I Demoni soffrono senza amare, gli Angeli amano senza soffrire, noi uomini – questà è la nostra missione sulla terra – soffriamo ed amiamo.”
Questo non è un esaltazione della sofferenza fine a se stessa. Non si tratta di soffrire tanto, ma di amare tanto. Nel libro si sottolinea che “ la sofferenza è un male che Dio non può volere in se stesso – sia quella di Suo Figlio che la nostra – ciò nonostante lascia che faccia il suo corso proprio perché si tratta dell’amore più grande”. Senza dubbio mysterium fidei – mistero della fede!
Questo è solo un assaggio di ciò che nel libro si ha modo di vivere durante le quattordici stazioni della preghiera della Via Crucis. Essa è un invito ad arrampicarsi con Gesù e seguirLo ovunque egli vada. Si tratta della confessione di fede che Dio ama anche se nel buio del dolore non lo vediamo più. Solo contemplando la sofferenza Sua otteniamo una risposta alla domanda del “perché” delle nostre sofferenze e dei nostri dolori. Solo rivolgendo lo sguardo a Lui è possibile percorrere la via dolorosa senza arrendersi. Solo insieme a Lui si dirà alla fine di questa Via Dolorosa: Credidimus Caritati – Abbiamo creduto all’amore.
L'Autore: Mons. Florian Kolfhaus è nato a Straubing (Germania) nel 1974. Ordinato sacerdote nel 2000 ha ottenuto il dottorato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana con la tesi L’insegnamento pastorale del Concilio Vaticano II, pubblicata nella collana Teologia Mundi ex Urbe (LIT, Münster). Licenziato in Diritto canonico è entrato al servizio diplomatico della Santa Sede nel 2006, lavorando come Segretario di Nunziatura nelle Rappresentanze Pontificie a Bogotà (Colombia) e a Strasburgo presso il Consiglio d’Europa. Dal 2009 è Officiale della Segreteria di Stato, Sezione per i Rapporti con gli Stati. Kolfhaus è autore di vari articoli di carattere teologico e spirituale.
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