mercoledì 29 maggio 2013

La Chiesa riparte da Fatima



(di P. Serafino M. Lanzetta su  II Settimanale di P. Pio e  conciliovaticanosecondo.it).


Di solito le cose importanti passano sotto silenzio. Così è successo con una notizia che poteva occupare le prime pagine dei giornali, almeno di quelli cattolici, ma che ha interessato appena qualche trafiletto. Questa la grande notizia: lo scorso 13 maggio il Patriarca di Lisbona, Sua Em.za José Policarpo, ha consacrato il Pontificato di Papa Francesco alla Madonna di Fatima, durante la S. Messa solenne nella Cova da Iria, come espressamente richiesto dallo stesso S. Padre. Il giorno prima, invece, l’Arcivescovo di Rio de Janeiro, Mons. Orani Tempesta, ha consacrato alla Madonna di Fatima la prossima GMG brasiliana. 

C’è sicuramente un filo rosso che cuce questo ministero petrino, iniziato con l’elezione del 13 marzo 2013, con la situazione del tutto peculiare della Chiesa nel suo seno, partendo proprio dall’atipicità di due papi, di cui uno emerito, colpito a morte ma senza morire e il suo successore che ama presentarsi quale vescovo di Roma, vestito di bianco. Papa Francesco di recente ha ricevuto in visita privata il segretario di Giovanni XXIII, Mons. Capovilla, uno degli attori importanti in quel 1960, stabilito da Nostra Signora per rivelare la terza parte del segreto di Fatima, archiviato però per volontà di Papa Roncalli e pubblicato solo nel 2000, per volontà del B. Giovanni Paolo II, durante la beatificazione a Fatima dei due pastorelli, Giacinta e Francesco. 

Il gesto compiuto da Papa Francesco è di primaria importanza per tutta la Chiesa. Anzitutto ci dice, con toni nuovi e peculiari, una cosa fondamentale: Fatima non è una pagina di storia che appartiene ormai al passato. Così sembrava quando, nella spiegazione della terza parte del segreto, nell’anno 2000, si disse che la visione della «città mezza in rovina», con tanti morti, tra cui vescovi, religiosi e religiose, riguardava il secolo XX, il secolo dei martiri. 


martedì 28 maggio 2013

Avrò cura di te. Dialogo sui valori non negoziabili



(di Andrea Giannotti su Corrispondenza Romana) 

La difesa della vita. Tema di un’attualità drammaticamente costante, affrontato spesso dall’Associazione Famiglia Domani, ma che oggi, alla luce delle iniziative che hanno avuto luogo a Roma, tra cui la terza Marcia per la Vita, assume una dimensione particolare. In tal senso, la presentazione di Avrò cura di te. Custodire la vita per costruire il futuro (Fede&Cultura, Verona 2013, pp. 140, 12,80 euro) ultimo libro di Padre Serafino M. Lanzetta dei Francescani dell’Immacolata, ha rappresentato un importante contributo alla crescente presa di coscienza circa l’urgenza di tutelare e promuovere la vita.

Dopo un’introduzione di Virginia Coda Nunziante dell’Associazione Famiglia Domani, l’autore ha indagato la dimensione filosofica del bene della vita citando l’Evangelium Vitæ del Beato Giovanni Paolo II ed il suo appello per «una generale mobilitazione delle coscienze per una grande strategia per la vita» ed esortando i cristiani a dialogare con tutti in forza del riconoscimento di valori non negoziabili. È stata sottolineata l’inconsistenza e la vacuità di una concezione di libertà intesa come mera emancipazione di sé a tutti i costi. Un’idea di libertà, svincolata dalla Verità e da Dio, che si traduce nell’arbitrio del più forte sul più debole e nell’intolleranza verso quanti non hanno voce, il bambino non ancora nato o quei malati che si vorrebbe sopprimere.

Padre Lanzetta ha evidenziato un incomprensibile accanimento contro la vita, ossia proprio contro quel bene che è presupposto di ogni altro bene. Il discorso si è poi allargato ai c.d. valori non negoziabili; valori di per sé stessi evidenti che non abbisognerebbero di alcuna giustificazione, ma presupporrebbero la conoscenza morale.

Tuttavia in un’epoca socialmente e moralmente fragile, è necessario ricercare le forme migliori per presentare tali valori ed è utile per prevenire le critiche laiciste, rammentare l’insegnamento degli scolastici secondo cui la Verità è adeguamento alla realtà. La difesa della vita è un aspetto chiave. Senza la comprensione del valore vita ed il rifiuto di valutazioni squisitamente soggettive, non potranno essere adeguatamente compresi tutti gli altri valori. L’analisi si è sposata allora sulla dimensione politica del problema e, in particolare, sui famigerati “cattolici adulti”. Gli appartenenti a questa categoria teologico-anagrafica sostengono che la libertà che caratterizza la fede ne consente la separazione rispetto alla realtà temporale, ma qui si annida un errore molto insidioso, cioè l’idea che la ragione possa essere autonoma dal Creatore e dalla legge morale. Al contrario, non sono i valori non negoziabili che vanno ricondotti alla fede, ma viceversa! Nel clima esagitato del post-concilio si è alterata la nostra percezione di questi valori e qualcuno ha ritenuto di stabilire un ordine gerarchico ed una gradualità.

La realtà è che i valori non negoziabili costituiscono la verifica della fede, della teologia, del dialogo culturale ed ecumenico.Come si può pensare di presentare Dio e la Chiesa senza riconoscere i fondamenti essenziali della legge naturale? Alla luce di tale considerazione, risulta evidente la difficoltà di una conciliazione con il mondo protestante e le sue attuali convinzioni.

La suprema occasione di incontro e di sincronizzazione della ragione e della Fede cattolica è la vita. Essa viene da Dio e in tanto è sacra. Padre Lanzetta ha proseguito ammonendo affinché la difesa della vita impegni tutti i cristiani, senza vincoli politici e senza anagrafe della cattolicità, ricordando che dietro ad ogni attacco, anche quelli non immediatamente diretti contro la fede o contro la Chiesa, c’è sempre la mano diabolica che vuole corrompere la purezza della fede. In conclusione, l’autore ha fatto un ulteriore richiamo a Giovanni Paolo II ed al suo avvertimento per cui ogni attentato contro la vita è un attentato contro la pace e contro Dio.

Andrea Giannotti