giovedì 15 settembre 2011

Simposio Mariologico sull'Assunzione di Maria perché Corredentrice: terzo giorno


Ultimo giorno del nostro simposio mariologico. Celebriamo la festa della B. V. Maria Addolorata. Apre la sessione mattutina Don Franco Asti, teologo napoletano e studioso di Don Dolindo Ruotolo. La sua conferenza ha per titolo: Assunzione e Corredenzione in Don Dolindo Ruotolo.



Ci sono due linguaggi che i mistici utilizzano: uno kenotico (dell’abbassamento) e uno dossologico (della glorificazione). Dolindo Ruotolo li utilizza entrambi quando tratta l’argomento mariologico. Un primo spaccato delle opere di don Dolindo è intitolato dall’Asti Passio Christi. Qui si manifesta l’utilizzo di un linguaggio “dell’abbassamento”, quando il Ruotolo definisce la Madonna Socia di Cristo e Corrredentrice. Maria è la Figlia d’Israele, che riconosce in Gesù il Messia atteso. In Don Dolindo i termini mediatrice-corredentrice-socia sono indivisibili: rimandano ad una condizione singolare della Madre nei confronti del Figlio; termini kenotici a cui corrisponde l’offerta personale di Maria e in Lei l’offerta del sacerdote napoletano, don Dolindo e l’offerta di tutti i suoi figli spirituali. Così prega don Dolindo: «O dolcissima Vergine io mi smarrisco nella considerazione del tuo Fiat doloroso».

Alla passio Christi, Asti ha fatto seguire una seconda parte nella sua esposizione, la gloria Christi, ovvero Maria Vergine Assunta in cielo, che per il Ruotolo è «la Donna vestita di sole» dell’Apocalisse. Don Dolindo ha dedicato un’opera proprio a questo tema: la Vergine Maria è la Donna apocalittica che appare nel cielo vestita di sole, vestita cioè di tutta la grazia di Cristo, di Cristo stesso suo Figlio. Per don Dolindo ogni cristiano deve trasformarsi nella Donna vestita di sole e solo questa Donna può rivestirci del sole della grazia, Cristo suo Figlio.


P. Luca Genovese, FI ha trattato un tema molto ardito, la possibilità di giustificare anche un’assunzione di S. Giuseppe. Tema ardito perché tutta la josefologia è del II millennio e nasce soprattutto con la teologia francescana di S. Bernardino. Il titolo del suo intervento è stato il seguente: Assunzione di S. Giuseppe? La testimonianza di S. Bernardino ed altri.




Si tratta di un tema spinoso per il fatto che una testimonianza in questo senso manca non solo nella Scrittura ma anche nei Padri. Dice Giovanni Paolo II che «dal matrimonio con Maria sono derivati a Giuseppe la sua singolare dignità e i suoi diritti su Gesù» (Redemptoris Custos, 20). C’è certamente una grande gloria di S. Giuseppe. Ma in cosa consiste?

Il matrimonio implica una comunione di beni tra i coniugi. Ora quali possono essere i beni in comune tra Maria e Giuseppe? Al n. 21 della Redemptoris Custos, il b. Giovanni Paolo II parla di una certa “Assunzione di Giuseppe”: la sua paternità umana è stata assunta da Cristo e portata da Lui anche in cielo.

Giuseppe è lo Sposo di Maria ci dice Matteo. Ora, se il matrimonio consiste propriamente nel consenso, c’è una vera e profonda unione di Giuseppe con Maria. S. Giuseppe viene poi associato alla figura del Patriarca Giuseppe (Pio IX e Giovanni Paolo II). Il Card. Lepicier, strenue difensore dell’assunzione di S. Giuseppe, ebbe una devozione speciale di S. Giuseppe e indica la traslazione delle ossa del Patriarca Giuseppe nella terra d’Israele come prefigurazione dell’assunzione di S. Giuseppe in cielo. La base teologica dell’assunzione di S. Giuseppe è la risurrezione permanente e gloriosa della risurrezione dei morti in Mt 27, risurrezione confermata anche da S. Tommaso. Tra i teologi che sostengono l’assunzione di S. Giuseppe, sulla base di questa interpretazione di Mt 27, si distingue Francisco Suarez (1548-1617), il quale così dice: «Non ometterò di avvertire, conforme ad una sentenza abbastanza ritenuta, che è probabile che questo santo (S. Giuseppe) regni con Cristo nella gloria in corpo ed anima». Oltre a S. Bernardino due altri grandi santi sostennero questa tesi, S. Francesco di Sales e S. Alfonso M. De Liguori, secondo i quali Giuseppe dopo la sua morte fu glorificato in cielo con il suo corpo e la sua anima. Anche alcuni mistici, tra cui la ven. Maria di Gesù d’Agreda. Trasluce fondamentalmente una ragione di convenienza: Giuseppe non poteva non partecipare della gloria della sua Santa Sposa e del suo Figlio divino, di cui fu il Custode santissimo.


P. Bienvenu Akodoh, parroco della chiesa di S. Teresa di Gesù a Cotonou (Benin), ha conferito sull’argomento seguente: Assunzione e Corredenzione nella geografia africana della fede. È laureato al Marianum, specializzato sull’Assunzione.




L’Africa comprende 54 paesi. Non è facile perciò parlare di tutta l’Africa. L’autore ha comunque un sentire africano ma appoggiato all’unica fede di tutta la Chiesa. Quindi è partito dalla fede cattolica vissuta in Benin.

Se l’Assunzione è dogma di fede, la Corredenzione non lo è ancora. Con quest’ultima dottrina, nessuno vuole togliere nulla all’unicità del Redentore. Dobbiamo anche evitare di minimizzare la cooperazione della Vergine nella Redenzione, diceva. In Benin non si è ancora abituati a parlare di Corredentrice. È più comune parlare dell’Addolorata. L’Immacolata Concezione e l’Assunzione sono comunque più sentite.

Il santuario dedicato all’Addolorata più conosciuto in Africa è in Kibeho, Rwanda. È legato all’apparizione del 15 agosto 1984, che profetizzò il genocidio rwandese, un paese cristiano al 90%. Tale genocidio dimostra che il messaggio cristiano non è stato inculturato, non ha penetrato nella cultura il valore del sangue umano.

Bisogna quindi porre la questione scottante dell’inculturazione: ogni uomo deve accogliere la redenzione nella propria cultura, ferita dal peccato. Occorre convincersi che il lavoro dell’evangelizzazione è più lavoro dello Spirito Santo che non dell’intelletto umano. Solo lo Spirito Santo ha potuto convincere Abramo a lasciare la terra pagana della sua nascita. Solo lo Spirito Santo, operando nei patriarchi, può spiegare le parole di Gesù: «Abramo vide il mio giorno, e se ne rallegrò». La figura di Maria di Nazareth è paradigmatica del modo in cui bisogna accogliere la salvezza: bisogna spogliarsi e lasciarsi convertire. Il titolo “Nostra Signora dell’Incarnazione” esprime meglio le sfide della conversione dell’Africa oggi. Prima la fede e poi la sua inculturazione!


Sr Maria Cecilia Pia Manelli, FI ha affrontato il tema dell’Assunzione corredenzionista nella liturgia. Il suo intervento aveva come titolo Elementi corredenzionisti nelle Messe e negli Uffici in onore dell’Assunta.




Una prima traccia liturgica della festa dell’Assunta l’abbiamo in oriente e risale a V secolo. Verso il 650 la festa dell’Assunzione fu introdotta a Roma ad opera del Papa Sergio I, ricevuta come Dormitio Mariae, che divenne poi Assumptio, come testimoniato dal Sacramentario gregoriano. Così fecero il loro ingresso a Roma anche tutte le altre feste mariane celebrate in oriente. L’introito della Messa Assumptio fin dal VII secolo era il Salmo Vultum tuum. Quale volto? Il Volto splendente della Beatissima Vergine Maria. Tutti supplicano il volto di Maria, perché quel volto è lo stesso di Cristo, il volto della Corredentrice. Nel 1950 l’introito fu cambiato con il testo dell’Apocalisse, Signum magnum: un segno grande apparve nel cielo... L’appellativo mulier richiama la Donna sotto la Croce; amicta sole, vestita di sole, invece, vuole esprimere la Donna immacolata, avvolta dal sole della grazia, e, ad un tempo, l’azione corredentiva di Maria in unione con Cristo. Da un’analisi riassuntiva dei testi della S. Messa e dell’Ufficio dell’Assunta risultano legate tra loro le verità della Madre di Dio, l’Immacolata e la Donna vestita di sole. L’Assunta è la Madre supplice, la Ministra pietatis. La liturgia è didascalia della Chiesa, al dire di Pio XII. È chiaro dunque che ogni azione liturgica riflette, canta e celebra la Madre del Verbo incarnato, come riflette, canta e celebra i mistero del Dio fatto uomo.


L’ultima conferenza è stata tenuta da P. Massimiliano M. De Gasperi, FI da titolo Contenuti corredenzionisti della “Munifecentissimus Deus”.



Il fondamento della dogmatizzazione dell’Assunta non è una ragione strettamente teologica o testi biblici e patristici singolarmente presi, bensì la fede universale della Chiesa docente e discente, animata dallo Spirito Santo. Una fede tale che ha indotto a definire il dogma: dal consenso universale del Magistero ordinario della Chiesa, si trae un argomento certo, secondo il quale, diceva Pio XII, la Chiesa crede che la Madre di Dio è assunta in corpo ed anima al cielo. Un articolo dell’Osservatore Romano alla vigilia della definizione sottolineava che il 98,2% dei Vescovi era favorevole alla definizione dogmatica dell’Assunta. Ciò dice molto della compatezza della Chiesa a quel tempo nel credere in modo unanime. C’è un’importanza fondamentale del sensus fidelium. C’è, ancora, una stretta connessione tra l’Immacolata e l’Assunta. Ma, c’è una necessaria connessione tra le due verità? Maria doveva essere assunta perché Immacolata? Non sembra che ci sia una ragione necessaria. L’argomento ex immaculata, preso in se stesso, non è definitivo ma ha una forte plausibilità. Pio XII, invece fa suo l’argomento ex virginitate, fortemente patristico: Maria non poteva perire perché grembo verginale e purissimo del Figlio di Dio. Argomento che, comunque, è da ritenersi insieme a quello della Maternità divina, come in effetti fa Pio XII nella Bolla. La IV ragione teologica dell’Assunzione, secondo Pio XII, è la predestinazione di Maria ad essere Socia del Redentore. Cinque volte nella Bolla ricorre questo principio d’associazione del Figlio alla Madre. «Generosa Socia» è allusivo della grande missione corredentiva di Maria. Munificentissimus Deus, al dire di De Gasperi, è una prova anche della Corredenzione di Maria.


Con le seguenti solenni parole Pio XII, il 1° novembre 1950 definiva in modo infallibile che la Madre di Dio è in cielo glorificata con il suo corpo e la sua anima:




«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.

Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica».



Laus Deo et Mariae Virgini Coredemptrici!


psml

mercoledì 14 settembre 2011

Simposio Mariologico sull'Assunzione di Maria perché Corredentrice: secondo giorno


Celebriamo l’esaltazione della S. Croce. La mattina del 2° giorno di studi sull’Assunzione di Maria al cielo è stata inaugurata da una relazione di Don Gioacchino Ferrér Arellano, La Dormitio Mariae e la disputa tra mortalisti ed immortalisti.



Maria è morta o non è morta? In ogni caso, la morte di Maria è totalmente trascendente la ragione umana. Più che contrapporsi con un aut aut, Arellano suggerisce un et et per approcciare in modo soteriologico la grande questione. Gli immortalisti sono capeggiati dal Padre servita G.M. Roschini, mentre i mortalisti dal Padre francescano C. Balic (in Spagna vi era il P. Sauras). Non è forse contrario alla dignità dell’Immacolata essere sottoposta alla morte? La morte di Maria è espressione del più genuino massimalismo mariologico francescano. Roschini privilegiava il metodo deduttivo (ragione necessaria), mentre Balic privilegiava il metodo induttivo (ragione conveniente).

Per i francescani, sottolinea il p. Apollonio, anche qui Dio potuit, decuit ergo fecit. Potuit: la morte non contraddice l’immacolatezza della Vergine; decuit: le sofferenze di Maria non sono pena del suo peccato («stipendium peccati mors», non però per Maria), ma sono per l’utilità del genere umano; fecit: solo con l’autorità della Chiesa si può dirimere la questione a favore della morte.

Arellano, da parte sua, propende per un approccio convergente al mistero della morte di Maria: la dormitio fu vera morte di Maria ma non una morte in senso univoco ma analogo; analoga cioè alla morte di Cristo. Quella di Maria fu una morte reale, ma dapprima mistica (sul Calvario) e poi come separazione dello spirito dal corpo. L’analogia in questo caso consiste nel fatto che, anche nel distacco, l’anima rimane (in modo misterico) forma incorruptionis del corpo.

Non si può accomunare comunque le due morti, né confonderle. Solo in un senso accomodatizio, però, a giudizio di Arellano, si potrebbe dire che la morte naturale di Maria fu corredentiva come invece lo fu propriamente la sua morte mistica sul Calvario.


P. Luigi Gambero, noto mariologo e patrologo, ha affrontato il tema del contributo di P. Balic, membro della Commissione di studio per la definizione dogmatica dell’Assunta, alla stessa definizione. Un’opera teologica davvero mirabile. Il titolo della sua conferenza recita: Il contributo di padre Carlo Balic e dell’Antonianum al dogma dell’Assunzione.



Balic subito dopo la sua ordinazione sacerdotale (1923) fu mandato dai superiori a Lovanio (luogo della rinascita della neoscolastica), dove era molto sentita la questione della mediazione di Maria, enfatizzata dal Card. Mercier. Negli anni di Pio XI, comunque, si verificò un cambiamento di interesse mariologico: dalla mediazione all’assunzione. Questo cambiamento, probabilmente, fu dovuto ad un problema ecumenico o anche, a parere di Gambero, al fatto che Pio XII intenderà proporre al mondo cattolico un evento importante della vita terrena di Maria, per farne un luminoso segno escatologico nel terribile dopo-guerra. Balic non fu estraneo al dibattito sulla mediazione di Maria, tema che conobbe a Lovanio. Credeva profondamente nella corredenzione di Maria. Balic però ha consacrato gran parte della sua ricerca teologica al mistero dell’Assunta. Quando nel 1947 Pio XII indisse una consultazione del Vescovi circa la definibilità del dogma, Balic si sentì chiamato ad un lavoro più fervido. Si moltiplicarono i suoi articoli e le conferenze congressuali. Organizzò simposi assunzionisti di cui pubblicò gli atti. Secondo Balic, il contenuto oggettivo del mistero dell’Assunzione consiste nella risurrezione di Maria dopo la morte e la sua glorificazione celeste in anima e corpo. Balic si schierò per l’ipotesi della morte, convinto di allinearsi con l’antica liturgia della Chiesa, soprattutto orientale, che celebrava la dormitio Virginis. La morte costituiva il termine a quo, mentre la glorificazione celeste quello ad quem. Balic, comunque, ammetteva che il Magistero, in una sua dichiarazione, potesse prescindere dal tema della morte e riferirsi unicamente al mistero della glorificazione celeste di Maria. I teologi spagnoli, invece, non erano convinti di questa sorte di compromesso e chiedevano al Papa una definizione che includesse anche la morte e la risurrezione della Vergine. Sembra che Balic accettasse questo compromesso per tenere conto della mente del Pontefice, ma personalmente credeva che la morte facesse parte del deposito della fede della Chiesa. La tradizione assunzionista, pur tacendo sulla morte di Maria, non vi si oppone. Le ragioni per le quali la Vergine doveva essere soggetta alla morte erano varie: Maria era una creatura e per essere esentata dalla morte doveva ricevere uno speciale privilegio, ciò che non consta. Se Cristo è morto perché non doveva morire anche Maria? Per Balic la morte di Maria non è solo un fatto storico, ma soprattutto dogmatico, che impegna la fede della Chiesa. L’Assunzione di Maria è una verità certa perché insegnata dal Magistero ecclesiastico; sopratutto, la Chiesa crede che la Vergine è in cielo in anima e corpo. C’è una precedenza del sensus fidei. Le prove desunte dalla Scrittura, dai Padri, dalla ragione teologica, potevano essere astratte se decontestualizzate dagli asserti del Magistero. Per Balic, dunque, una definizione magisteriale doveva essere basata su una certezza morale della Chiesa docente e discente, prima che sulle fonti della Rivelazione. Si può andare solo attraverso il Magistero, a ritroso, fino alla Scrittura, come ad esempio Gn 3,15: la Donna contro il serpente. Secondo Balic per la definizione di un dogma è necessario un fondamento almeno implicito nel deposito della fede (Tradizione primitiva), e non è necessario un fondamento nella S. Scrittura: il legame con essa si scorge comunque, ma a partire dalla fede della Chiesa.


Don Anton Ziegenaus, della Società Mariologica Tedesca, ha focalizzato l’attenzione sulla verità dell’Assunta in relazione agli errori teologici contemporanei. La sua relazione ha come titoloL’accoglienza teologica del dogma di Maria Assunta. Un discernimento critico nei confronti degli errori contemporanei.



L’Assunzione di Maria è un crocevia per la retta fede escatologica. Essa presuppone un’escatologia a due fasi: l’uomo dopo la morte continua a vivere nella forma separata dell’anima spirituale, fino al ricongiungimento con il corpo alla fine dei tempi. Caratteristico è lo stadio intermedio tra la morte e la risurrezione universale. L’ortodossia protestante sostiene l’immortalità dell’anima, mentre con il protestantesimo illuminista cade la fede nella risurrezione, accusata di platonismo. Quella protestante diventa un’escatologia ad una sola fase: dimentica che la fede senza la risurrezione è vana. Per Barth l’uomo cade nella morte. Che cosa rimane dopo la morte? Nulla. I morti sono quelli che furono, continuano a vivere ma nella memoria di Dio. Un punto di vista che rigetta la dualità corpo-anima, e rigetta altresì uno stadio intermedio tra la morte e la risurrezione.

Un altro errore dell’escatologia ad una sola fase è quello che vede la risurrezione già dopo la morte. Qui si rigetta la duplicità delle due fasi escatologiche e si accentua la corporeità dell’esistenza umana, criticando il dualismo separativo anima-corpo. Questo è il pensiero non cattolico di K. Rahner, secondo il quale l’assunzione è una cosa comune ai cristiani.

Il dogma dell’Assunzione, in verità, significa che Maria ha ricevuto in antecessum, in anticipo, quello che accadrà agli uomini alla fine dei tempi: la glorificazione del suo corpo. Il corpo di Maria che ha generato il Signore della vita non doveva conoscere la corruzione. Sebbene la teoria della risurrezione in morte accentui la corporeità dell’esistenza umana, arriva però a negare la risurrezione di Gesù dal sepolcro e ammette la sua risurrezione sulla Croce. In realtà, ciò che è anche importante per la fede nella risurrezione è il sepolcro vuoto.

Una certa teologia contemporanea nega anche i privilegi mariani, di cui la radice, al dire di Ziegenaus, è la maternità divina. Questi privilegi sarebbero comuni a tutti i cristiani. La risurrezione non sarebbe legata al “giorno del Signore” e alla resurrezione dei giusti. Rahner traccia un legame tra l’Assunzione e la Maternità divina di Maria, esprimendo l’opinione che la comunità presupponga la corporeità e che la fine dei tempi sarebbe, perciò, già venuta con la risurrezione dei morti in Mt 27 alla morte del Signore. Quindi nulla di singolare nella persona di Maria, né tantomeno una sua singolare posizione nella storia della salvezza. Invece, l’Assunzione, come insegna la Chiesa, è un privilegio singolare di Maria: nessun altro è stato dichiarato assunto in cielo come Lei. La risurrezione dei morti in Mt 27 è da intendersi come sussulto cosmico della risurrezione di Gesù e non nel senso di una risurrezione corporea e glorificativa. Maria anticipa la risurrezione dei giusti, e Lei stessa deve valere come segno unico nel suo genere. Maria è il punto di cristallizzazione dell’escatologia. La glorificazione celeste di Maria risplende anche a Lourdes e a Fatima: entrambi i veggenti vedevano una Signore splendente e bella, segno dell’incorruzione glorificata del corpo di Maria.


La sessione pomeridiana si apre con Don Michele D’Agostino, della Società S. Paolo, il quale ha tratteggiato il mistero dell’Assunta nel pensiero di Don Alberione. Il titolo della sua conferenza recita: Il trionfo della Corredentrice: l’Assunta negli scritti del beato Giacomo Alberione (1884-1971).



Per il b. Alberione la Madonna SS. è «mediatrice, apostola e corredentrice». Nei votapreparatori del Concilio, infatti, Don Alberione aveva chiesto, come prima questione da trattare la definizione dogmatica di Maria mediatrice. Per Alberione «Gesù Cristo è il salvatore degli uomini; Maria è la dispensatrice delle grazie. Gesù è mediatore; Maria è mediatrice. Gesù è redentore; Maria corredentrice. Gesù è via verità e vita; Maria è vita, dolcezza e speranza nostra». Maria è co-apostola. Scrive ancora il b. Alberione: «Maria è co-apostola per missione e per elezione. Apostola per Cristo, così come si dice che Gesù è Redentore e Maria Corredentrice». L’apostolato cattolico corrisponde alla corredenzione. Maria è anche riparatrice o conciliatrice, dispensatrice dei frutti della Croce. In Maria vi è la pienezza dei frutti della Redenzione. Secondo Ef 3,19, noi saremo riempiti della pienezza di Dio; Maria lo fu in modo sovrabbondante sin dalla sua origine. Nel 1939 Don Alberione scriveva in una lettera: «Roma, Assunta, Paradiso». A Roma morirà nel 1971; Assunta, il dogma che sarebbe stato proclamato e Paradiso, la meta finale del suo pellegrinaggio. Ancora, don Alberione privilegiava la tesi mortalista: Maria morì e fu poi risuscitata dal Figlio. Se Maria era il tabernacolo di Dio non poteva conoscere la corruzione. Cristo la incoronò partecipandole il suo amore.


L’ultima relazione della sessione serale è stata tenuta dal P. Etienne Richer, della Comunità delle Beatitudini, dal titolo: Dal Monfort a Benedetto XVI: la Madre Assunta e la crescita escatologica della Chiesa.




Per Montfort Maria essendo la Sposa dello Spirito Santo non poteva conoscere la corruzione del sepolcro. Morì con il Figlio ma da lui fu risuscitata. Era totalmente unita al Figlio nella Passione e lo fu anche nella sua glorificazione. Per capire il mistero della glorificazione di Maria bisogna capire il mistero della Redenzione. Maria fu assunta in cielo perché Riparatrice del genere umano. Gli scritti del Montfort contengono una mariologia vissuta ed incarnata nella vita cristiana. Per il Nostro, Maria è morta e assunta perché vera Riparatrice subordinata a Cristo. È morta per un trasporto d’amore.

L’assunzione corporea di Maria è anche ricca di simboli. Maria assunta è il Paradiso di Dio, la Sposa di Dio; la stessa beneficiaria della Risurrezione ed ovunque compagna di Cristo. Maria è in comunione piena con il Figlio suo risorto. Perciò a Lei è riservata l’educazione dei più grandi santi degli ultimi tempi. Il P. Richer ha concluso con Benedetto XVI: «I trionfi di Maria sono silenziosi e tuttavia reali».



Al trionfo di Maria è stata affidata l’ora attuale della Chiesa. Possa la Madre celeste intercedere per tutti i suoi figli e particolarmente per il S. Padre, perché trionfi in tutti i cuori il Cristo suo Figlio. Corredentrice, perciò, Assunta in Cristo, con Cristo e per Cristo.



psml




martedì 13 settembre 2011

Simposio Mariologico sull'Assunzione di Maria perché Corredentrice: primo giorno


Inizia il convegno dei Francescani dell’Immacolata sull’Assunzione di Maria al cielo, dal titolo, Assunta in cielo perché corredentrice sulla terra. Con l’indirizzo di saluto di Sua Em.za il Card. Leo Raymond Burke (Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica), hanno preso il via i lavori di una tre giorni di studio, volta a studiare il dogma dell’Assunzione di Maria, nel 60° anniversario della definizione dogmatica, fatta dal ven. Pio XII il 1° novembre 1950. Il Card. Burke ha introdotto i lavori con un intervento teologico-dogmatico, in cui illustrava il fondamento corredenzionista della missione materna di Maria, così bene spiegato daiSommi Pontefice S. Pio X, nell’Ad diem illum, e Benedetto XV, nell’Inter sadalicia.



Nel recente magistero pontificio si illumina la profonda unione di Maria con il suo Figlio divino: rinunciò ai suoi diritti materni a favore dell’immolazione del Figlio. Perciò, ben a ragione diceva Benedetto XV, Maria con Cristo ha redento il genere umano. L’uomo ha meritato la vita eterna in virtù della grazia di Cristo. Maria, in modo singolare, ha meritato anche la glorificazione anticipata del suo corpo. «Questa questione – diceva il Card. Burke –, sarà esaminata dagli illustri professori di questo convegno».

La prima conferenza è stata tenuta da Mons. Brunero Gherdini, dal titolo Assunta in cielo perché corredentrice sulla terra. Riflessione sul fondamento del dogma cattolico.



In primis, Gherardini ha precisato che è opportuno distinguere mediazione da corredenzione. La corredenzione è la singolare unione di Maria con Cristo sulla terra e termina con la missione terrena di Maria: indica consociazione, unione sponsale. La mediazione, invece, è il collegamento tra due estremi, il cielo e la terra, il Figlio e gli uomini. Essa non termina con il pellegrinaggio terreno, ma si prolunga anche in cielo, con la sua intercessione celeste. Il fondamento dell’Assunzione è la Corredenzione di Maria, in quanto corredenzione consociativa, che richiama al consors, la consociata, la socia del Redentore. In questa linea si collocano Pio IX, Leone XIII e Pio XII.

Gherardini vede nella maternità divina di Maria, in quanto primo principio della mariologia (principio di analogia che unisce in unità e armonia tutte le verità mariane), il fondamento ultimo di ogni prerogativa mariana, sicché Maria Madre di Dio è la Corredentrice assunta in cielo o si potrebbe dire anche che l’Assunta è la Madre di Dio associata pienamente al Figlio. Per Gherardini «Maria è una dilatazione del Figlio, un prolungamento del Figlio». Tutto quanto è in Cristo si riversa in Maria: ecco la ragione ultima della sua Assunzione.



P. Stefano M. Manelli, FI fondatore dei Francescani dell’Immacolata, purtroppo assente a causa di una malattia, ha inviato la sua relazione che studia il passo biblico di Apocalisse 12: La Corredentrice assunta in cielo in Ap 12. Qui compare nel cielo una donna vestita di sole. Quella donna che appare nel cielo è principalmente Maria, la Donna del Genesi che schiaccia la testa al serpente, la Donna di Cana e del Calvario che riceve in consegna da Cristo l’intera Chiesa, e finalmente la Donna presente in cielo con il suo dolore corredentivo per la generazione di tutti i suoi figli. La Donna è Maria e in quanto persona singola, unita a Cristo, prefigura anche la Chiesa. Purtroppo, una linea dell’esegesi contemporanea nega la tipologia mariana della donna di Ap 12, facendo leva soprattutto sul metodo storico-critico, secondo il quale quella Donna è piuttosto figura di una collettività, del genere umano. In realtà, qui è prefigurato il parto doloroso della Donna con il quale ogni figlio di Dio è stato generato. Quel parto era il nostro parto.


P. Settimio M. Manelli, FI ha trattato il tema delle altre assunzioni bibliche: Le “assunzioni” bibliche e l’Assunzione: privilegio mariano “singolare”?



Normalmente non si attribuisce alla Madonna un privilegio unico per quanto riguarda la sua assunzione, ma piuttosto un privilegio singolare quanto al modo, per il fatto che nell’A.T. conosciamo anche altre “assunzioni”: quella di Enoch (cf. Gn 5) e quella di Elia (cf. 2Re 2,1-18), assunto su un carro di fuoco. Questi “patriarchi” veterotestamentari furono “presi da Dio” in ragione della santità della loro vita; salirono in alto e sperimentarono una profonda unione con Dio. Maria SS., comunque, assunta in modo singolare, in ragione del suo essere e della sua missione, rimane per la Chiesa l’icona escatologica. La Chiesa guarda a Maria e in Lei vede già l’anticipazione dei cieli nuovi e della terra nuova: la speranza dell’immortalità in Dio.


P. Giovanni M. Manelli, FI ha studiato il tema dell’Assunzione di Maria nei Padri della Chiesa: Sviluppo della dottrina assunzionistica e sue ascendenze corredenzionistiche nei Padri.



Nei Padri della Chiesa c’è una tradizione dapprima implicita e poi esplicita sull’assunzione di Maria. Quella implicita fa riferimento al “principio della ricapitolazione”: la Vergine non ha conosciuto la corruzione del parto e perciò non poteva conoscere la corruzione del sepolcro. S. Ambrogio in occidente è il primo che si pone il problema della morte di Maria. Per lui, se Maria fosse morta con Cristo sul Calvario con lui sarebbe risorta. Per Teotecno di Livia (VI sec.), «il corpo teoforo della Santa ha conosciuto la morte, non ha però subito la corruzione: esso è stato preservato dalla corruzione e custodito dalla sozzura ed è stato elevato al Cielo con l’anima pura e senza macchia dai santi Arcangeli e dalle potenze, e Maria dimora più in alto di Enoch e di Elia» (Omelia sull’Assunzione). Per Giovanni di Tessalonica (VII sec.), poi, la festa liturgica della Dormizione di Maria, stabilita al 15 di agosto, è celebrata «quasi in tutta la terra, eccettuati pochi luoghi». Per Modesto di Gerusalemme (VII sec.), Maria è compartecipe di incorruzione eterna con Cristo. Infine, per S. Giovanni Damasceno, che enuclea in modo egregio il fondamento corredenzionistico dell’assunzione di Maria al cielo, come Maria fu unita a Cristo nella Passione così lo fu nella gloria; Maria è assunta perché è consociata al Figlio.


P. Paolo M. Siano, FI, infine, ha studiato il dato dell’Assunzione di Maria nella Scuola francescana: L’Assunzione di Maria nella Scuola francescana e ascendenze corredenioniste.



Tra i figli di S. Francesco appare in modo chiaro che la Madonna, identificata pienamente al Figlio è stata conforme a Lui anche nella morte. I francescani legano in profonda unità l’Immacolata Concezione di Maria, la sua morte, non dovuta ma partecipatale dal Redentore in ragione della piena conformità a Lui, e la sua conglorificazione in cielo. Tra i figli di S. Francesco, il P. Siano ha studiato S. Bonaventura, il quale anche se non arriva ancora al mistero dell’immacolatezza di Maria, spiega che Maria in cielo possiede il prezzo che ha pagato per la nostra salvezza, il Figlio. Maria è assunta perché è partecipe con Cristo della nostra salvezza.

Poi altri francescani. Il Card. Matteo d’Acquasparta, che lega Gn 3,15 (la Donna che schiaccia la testa al serpente) con Ap 12 (la Donna che combatte contro il drago): Maria è la Donna principio di salvezza e di grazia per tutto il genere umano. L’unità di sostanza tra la Madre e il Figlio porta la Madre nei cieli accanto al Figlio.



Il B. Giovanni Duns Scoto, secondo il quale Maria come Cristo non è stata esentata dalla morte ma solo dalla corruzione. Scoto difende sia l’immacolatezza di Maria che la sua mortalità, la quale in Lei non è conseguenza del peccato ma della sua piena unione col Figlio. Per Scoto è necessario non identificare la corruzione del sepolcro con la divisione dell’anima dal corpo, che causa appunto la morte. Ci può essere quest’ultima senza che ci sia la corruzione del corpo, proprio come in Cristo, e ciò per un singolare privilegio della grazia redentrice, che Maria ha ricevuto in modo unico. Come Scoto tutti gli altri autori francescani saranno favorevoli alla morte di Maria come piena conformazione della Madre al Redentore e causa della sua corredenzione. In ragione di ciò Maria è assunta in cielo. Tra questi troviamo S. Lorenzo da Brindisi, il P. Ludovico da Castelplanio e ultimamente il P. Juniper Carol, secondo il quale la corredenzione di Maria è propriamente il fondamento ultimo e decisivo dell’Assunzione di Maria. Per i francescani, in definitiva, l’Assunzione è il premio della Corredenzione e la morte fisica di Maria (non dovuta al peccato ma dono di grazia) è il compimento della consociazione terrena di Maria a Cristo. Dalla terra al cielo in un profondo vincolo di amore e di piena conformazione cristica.



Con la relazione del P. Siano si è conclusa la prima sessione di questo convegno. In sintesi possiamo dire: l’Assunzione di Maria è il compimento della missione materna e corredentiva della Madre. Maria perciò diventa segno di sicura speranza per tutti i figli di Dio, tribolati ma non schiacciati, in attesa della beata speranza del Regno eterno.

psml