Celebriamo l’esaltazione della S. Croce. La mattina del 2° giorno di studi sull’Assunzione di Maria al cielo è stata inaugurata da una relazione di Don Gioacchino Ferrér Arellano, La Dormitio Mariae e la disputa tra mortalisti ed immortalisti.
Maria è morta o non è morta? In ogni caso, la morte di Maria è totalmente trascendente la ragione umana. Più che contrapporsi con un aut aut, Arellano suggerisce un et et per approcciare in modo soteriologico la grande questione. Gli immortalisti sono capeggiati dal Padre servita G.M. Roschini, mentre i mortalisti dal Padre francescano C. Balic (in Spagna vi era il P. Sauras). Non è forse contrario alla dignità dell’Immacolata essere sottoposta alla morte? La morte di Maria è espressione del più genuino massimalismo mariologico francescano. Roschini privilegiava il metodo deduttivo (ragione necessaria), mentre Balic privilegiava il metodo induttivo (ragione conveniente).
Per i francescani, sottolinea il p. Apollonio, anche qui Dio potuit, decuit ergo fecit. Potuit: la morte non contraddice l’immacolatezza della Vergine; decuit: le sofferenze di Maria non sono pena del suo peccato («stipendium peccati mors», non però per Maria), ma sono per l’utilità del genere umano; fecit: solo con l’autorità della Chiesa si può dirimere la questione a favore della morte.
Arellano, da parte sua, propende per un approccio convergente al mistero della morte di Maria: la dormitio fu vera morte di Maria ma non una morte in senso univoco ma analogo; analoga cioè alla morte di Cristo. Quella di Maria fu una morte reale, ma dapprima mistica (sul Calvario) e poi come separazione dello spirito dal corpo. L’analogia in questo caso consiste nel fatto che, anche nel distacco, l’anima rimane (in modo misterico) forma incorruptionis del corpo.
Non si può accomunare comunque le due morti, né confonderle. Solo in un senso accomodatizio, però, a giudizio di Arellano, si potrebbe dire che la morte naturale di Maria fu corredentiva come invece lo fu propriamente la sua morte mistica sul Calvario.
P. Luigi Gambero, noto mariologo e patrologo, ha affrontato il tema del contributo di P. Balic, membro della Commissione di studio per la definizione dogmatica dell’Assunta, alla stessa definizione. Un’opera teologica davvero mirabile. Il titolo della sua conferenza recita: Il contributo di padre Carlo Balic e dell’Antonianum al dogma dell’Assunzione.
Balic subito dopo la sua ordinazione sacerdotale (1923) fu mandato dai superiori a Lovanio (luogo della rinascita della neoscolastica), dove era molto sentita la questione della mediazione di Maria, enfatizzata dal Card. Mercier. Negli anni di Pio XI, comunque, si verificò un cambiamento di interesse mariologico: dalla mediazione all’assunzione. Questo cambiamento, probabilmente, fu dovuto ad un problema ecumenico o anche, a parere di Gambero, al fatto che Pio XII intenderà proporre al mondo cattolico un evento importante della vita terrena di Maria, per farne un luminoso segno escatologico nel terribile dopo-guerra. Balic non fu estraneo al dibattito sulla mediazione di Maria, tema che conobbe a Lovanio. Credeva profondamente nella corredenzione di Maria. Balic però ha consacrato gran parte della sua ricerca teologica al mistero dell’Assunta. Quando nel 1947 Pio XII indisse una consultazione del Vescovi circa la definibilità del dogma, Balic si sentì chiamato ad un lavoro più fervido. Si moltiplicarono i suoi articoli e le conferenze congressuali. Organizzò simposi assunzionisti di cui pubblicò gli atti. Secondo Balic, il contenuto oggettivo del mistero dell’Assunzione consiste nella risurrezione di Maria dopo la morte e la sua glorificazione celeste in anima e corpo. Balic si schierò per l’ipotesi della morte, convinto di allinearsi con l’antica liturgia della Chiesa, soprattutto orientale, che celebrava la dormitio Virginis. La morte costituiva il termine a quo, mentre la glorificazione celeste quello ad quem. Balic, comunque, ammetteva che il Magistero, in una sua dichiarazione, potesse prescindere dal tema della morte e riferirsi unicamente al mistero della glorificazione celeste di Maria. I teologi spagnoli, invece, non erano convinti di questa sorte di compromesso e chiedevano al Papa una definizione che includesse anche la morte e la risurrezione della Vergine. Sembra che Balic accettasse questo compromesso per tenere conto della mente del Pontefice, ma personalmente credeva che la morte facesse parte del deposito della fede della Chiesa. La tradizione assunzionista, pur tacendo sulla morte di Maria, non vi si oppone. Le ragioni per le quali la Vergine doveva essere soggetta alla morte erano varie: Maria era una creatura e per essere esentata dalla morte doveva ricevere uno speciale privilegio, ciò che non consta. Se Cristo è morto perché non doveva morire anche Maria? Per Balic la morte di Maria non è solo un fatto storico, ma soprattutto dogmatico, che impegna la fede della Chiesa. L’Assunzione di Maria è una verità certa perché insegnata dal Magistero ecclesiastico; sopratutto, la Chiesa crede che la Vergine è in cielo in anima e corpo. C’è una precedenza del sensus fidei. Le prove desunte dalla Scrittura, dai Padri, dalla ragione teologica, potevano essere astratte se decontestualizzate dagli asserti del Magistero. Per Balic, dunque, una definizione magisteriale doveva essere basata su una certezza morale della Chiesa docente e discente, prima che sulle fonti della Rivelazione. Si può andare solo attraverso il Magistero, a ritroso, fino alla Scrittura, come ad esempio Gn 3,15: la Donna contro il serpente. Secondo Balic per la definizione di un dogma è necessario un fondamento almeno implicito nel deposito della fede (Tradizione primitiva), e non è necessario un fondamento nella S. Scrittura: il legame con essa si scorge comunque, ma a partire dalla fede della Chiesa.
Don Anton Ziegenaus, della Società Mariologica Tedesca, ha focalizzato l’attenzione sulla verità dell’Assunta in relazione agli errori teologici contemporanei. La sua relazione ha come titoloL’accoglienza teologica del dogma di Maria Assunta. Un discernimento critico nei confronti degli errori contemporanei.
L’Assunzione di Maria è un crocevia per la retta fede escatologica. Essa presuppone un’escatologia a due fasi: l’uomo dopo la morte continua a vivere nella forma separata dell’anima spirituale, fino al ricongiungimento con il corpo alla fine dei tempi. Caratteristico è lo stadio intermedio tra la morte e la risurrezione universale. L’ortodossia protestante sostiene l’immortalità dell’anima, mentre con il protestantesimo illuminista cade la fede nella risurrezione, accusata di platonismo. Quella protestante diventa un’escatologia ad una sola fase: dimentica che la fede senza la risurrezione è vana. Per Barth l’uomo cade nella morte. Che cosa rimane dopo la morte? Nulla. I morti sono quelli che furono, continuano a vivere ma nella memoria di Dio. Un punto di vista che rigetta la dualità corpo-anima, e rigetta altresì uno stadio intermedio tra la morte e la risurrezione.
Un altro errore dell’escatologia ad una sola fase è quello che vede la risurrezione già dopo la morte. Qui si rigetta la duplicità delle due fasi escatologiche e si accentua la corporeità dell’esistenza umana, criticando il dualismo separativo anima-corpo. Questo è il pensiero non cattolico di K. Rahner, secondo il quale l’assunzione è una cosa comune ai cristiani.
Il dogma dell’Assunzione, in verità, significa che Maria ha ricevuto in antecessum, in anticipo, quello che accadrà agli uomini alla fine dei tempi: la glorificazione del suo corpo. Il corpo di Maria che ha generato il Signore della vita non doveva conoscere la corruzione. Sebbene la teoria della risurrezione in morte accentui la corporeità dell’esistenza umana, arriva però a negare la risurrezione di Gesù dal sepolcro e ammette la sua risurrezione sulla Croce. In realtà, ciò che è anche importante per la fede nella risurrezione è il sepolcro vuoto.
Una certa teologia contemporanea nega anche i privilegi mariani, di cui la radice, al dire di Ziegenaus, è la maternità divina. Questi privilegi sarebbero comuni a tutti i cristiani. La risurrezione non sarebbe legata al “giorno del Signore” e alla resurrezione dei giusti. Rahner traccia un legame tra l’Assunzione e la Maternità divina di Maria, esprimendo l’opinione che la comunità presupponga la corporeità e che la fine dei tempi sarebbe, perciò, già venuta con la risurrezione dei morti in Mt 27 alla morte del Signore. Quindi nulla di singolare nella persona di Maria, né tantomeno una sua singolare posizione nella storia della salvezza. Invece, l’Assunzione, come insegna la Chiesa, è un privilegio singolare di Maria: nessun altro è stato dichiarato assunto in cielo come Lei. La risurrezione dei morti in Mt 27 è da intendersi come sussulto cosmico della risurrezione di Gesù e non nel senso di una risurrezione corporea e glorificativa. Maria anticipa la risurrezione dei giusti, e Lei stessa deve valere come segno unico nel suo genere. Maria è il punto di cristallizzazione dell’escatologia. La glorificazione celeste di Maria risplende anche a Lourdes e a Fatima: entrambi i veggenti vedevano una Signore splendente e bella, segno dell’incorruzione glorificata del corpo di Maria.
La sessione pomeridiana si apre con Don Michele D’Agostino, della Società S. Paolo, il quale ha tratteggiato il mistero dell’Assunta nel pensiero di Don Alberione. Il titolo della sua conferenza recita: Il trionfo della Corredentrice: l’Assunta negli scritti del beato Giacomo Alberione (1884-1971).
Per il b. Alberione la Madonna SS. è «mediatrice, apostola e corredentrice». Nei votapreparatori del Concilio, infatti, Don Alberione aveva chiesto, come prima questione da trattare la definizione dogmatica di Maria mediatrice. Per Alberione «Gesù Cristo è il salvatore degli uomini; Maria è la dispensatrice delle grazie. Gesù è mediatore; Maria è mediatrice. Gesù è redentore; Maria corredentrice. Gesù è via verità e vita; Maria è vita, dolcezza e speranza nostra». Maria è co-apostola. Scrive ancora il b. Alberione: «Maria è co-apostola per missione e per elezione. Apostola per Cristo, così come si dice che Gesù è Redentore e Maria Corredentrice». L’apostolato cattolico corrisponde alla corredenzione. Maria è anche riparatrice o conciliatrice, dispensatrice dei frutti della Croce. In Maria vi è la pienezza dei frutti della Redenzione. Secondo Ef 3,19, noi saremo riempiti della pienezza di Dio; Maria lo fu in modo sovrabbondante sin dalla sua origine. Nel 1939 Don Alberione scriveva in una lettera: «Roma, Assunta, Paradiso». A Roma morirà nel 1971; Assunta, il dogma che sarebbe stato proclamato e Paradiso, la meta finale del suo pellegrinaggio. Ancora, don Alberione privilegiava la tesi mortalista: Maria morì e fu poi risuscitata dal Figlio. Se Maria era il tabernacolo di Dio non poteva conoscere la corruzione. Cristo la incoronò partecipandole il suo amore.
L’ultima relazione della sessione serale è stata tenuta dal P. Etienne Richer, della Comunità delle Beatitudini, dal titolo: Dal Monfort a Benedetto XVI: la Madre Assunta e la crescita escatologica della Chiesa.
Per Montfort Maria essendo la Sposa dello Spirito Santo non poteva conoscere la corruzione del sepolcro. Morì con il Figlio ma da lui fu risuscitata. Era totalmente unita al Figlio nella Passione e lo fu anche nella sua glorificazione. Per capire il mistero della glorificazione di Maria bisogna capire il mistero della Redenzione. Maria fu assunta in cielo perché Riparatrice del genere umano. Gli scritti del Montfort contengono una mariologia vissuta ed incarnata nella vita cristiana. Per il Nostro, Maria è morta e assunta perché vera Riparatrice subordinata a Cristo. È morta per un trasporto d’amore.
L’assunzione corporea di Maria è anche ricca di simboli. Maria assunta è il Paradiso di Dio, la Sposa di Dio; la stessa beneficiaria della Risurrezione ed ovunque compagna di Cristo. Maria è in comunione piena con il Figlio suo risorto. Perciò a Lei è riservata l’educazione dei più grandi santi degli ultimi tempi. Il P. Richer ha concluso con Benedetto XVI: «I trionfi di Maria sono silenziosi e tuttavia reali».
Al trionfo di Maria è stata affidata l’ora attuale della Chiesa. Possa la Madre celeste intercedere per tutti i suoi figli e particolarmente per il S. Padre, perché trionfi in tutti i cuori il Cristo suo Figlio. Corredentrice, perciò, Assunta in Cristo, con Cristo e per Cristo.
Nessun commento:
Posta un commento