sabato 27 settembre 2014

Mercy according to Cardinal Kasper



We offer an extensive book review on the last Work of Cardinal Kasper, dedicated to the Mercy of God. Kasper's considerations on Mercy have doctrinal and pastoral implications for Marriage. Original text was published in Italian at www.chiesa and on this Blog.


If Mercy neutralizes Justice, it annuls itself
By Fr Serafino M. Lanzetta


We greet with great interest the theological effort of Cardinal Walter Kasper to restore the theme of God’s mercy not only to the centre of the Church’s preaching and pastoral approach, but - above all – to the centre of theological reflection. In his recent book on Mercy, which appeared in German in 2012 and was then translated into Italian by Queriniana (Giornale di Teologia 361) in 2013, "Misericordia: Concetto fondamentale del vangelo - Chiave della vita" [published in English under the title "Mercy: The Essence of the Gospel and the Key to Christian Life"], the German Cardinal, for many years president of the Pontifical Council for Christian Unity, parts from a bitter observation: Mercy, which occupies a central place in the Bible, has in fact fallen completely into oblivion in Systematic Theology, being treated only in an accessory manner. Up until the threshold of the 1960s it has no central place in the manuals of Systematic Theology, and in the more recent manuals it can even be totally lacking. If it does appear, it takes a place which is wholly marginal. Notwithstanding the fact that the pontificate of John Paul II gave a great impulse to the rediscovery of Mercy, as a theological and spiritual theme – thanks above all to the Polish saint, Faustina Kowalska – and that Benedict XVI made it, in a certain way, his guide, with the first encyclical on love, "Deus caritas est", the theme still remains hidden in its potential development for theology, and therefore for Christian life. Our Cardinal, then, in his text with which we occupy ourselves (5th Italian Edition, 2014), takes up this issue, and presents on a systematic level the theme of God’s Mercy.        


A Justice that retracts into Mercy?

Mercy is an indispensable medicine, it is the ingredient that is sadly lacking, but that – on closer inspection – represents the only true response to the Atheism and the ever so pernicious ideologies of the Twentieth Century. How does one announce again a God whose even existence, after Auschwitz, we would do better to pass over in silence? Historically, in Kasper’s judgement, supported by O. H. Pesch, "the idea of a chastising and vindictive God has cast many into anguish regarding their eternal salvation. The most well-known case, and a harbinger of grave consequences for History, is that of the young Martin Luther, who was for a long time tormented by the question: 'How can I find a kind God?', until he recognised one day that, in the sense of the Bible, God’s Justice is not his punitive justice, but his justifying justice and, therefore, his Mercy. On this matter, in the Sixteenth Century, the Church divided" (p. 25), and so, from that moment, the rapport between Justice and Mercy became a central question for western theology.     

mercoledì 24 settembre 2014

P. Cavalcoli rincara la dose sulla misericordia del cardinale Kasper



Giustizia e misericordia
di p. Giovanni Cavalcoli, O.P.

In un recente articolo apparso in www.chiesa il Padre Serafino Lanzetta manifesta alcune osservazioni critiche al libro del Card. Kasper “Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo – Chiave della vita”.

Dato che il libro di Kasper tocca alcuni temi teologici e morali di grande importanza e attualità, ho ritenuto bene riprendere e sviluppare le sagge annotazioni dell’illustre teologo francescano.

Innanzitutto dobbiamo condividere l’idea di Kasper che il tema della divina misericordia è una grande medicina per guarire dall’ateismo, ma non per il motivo addotto da Kasper, secondo il quale Dio non castiga ma usa solo misericordia, per cui, dopo Auschwitz, dovremmo abbandonare l’idea di un Dio che punisce.

In realtà, l’idea di Kasper è sbagliata, perché nella Scrittura l’attributo divino della giustizia punitiva è evidentissimo. Si tratta solo di intenderlo nel senso giusto, non come azione divina positiva tesa a recare pena o dolore al reo, ma si tratta di un’espressione metaforica presa dalla comune condotta umana, per significare il fatto che è il peccatore stesso col suo peccato a tirarsi addosso la punizione, così come per esempio chi eccede nel bere è “punito” con la cirrosi epatica. Questo è chiarissimo nella Bibbia. La morte non è qualcosa che consegue al peccato per un irrazionale o casuale intervento divino, ma è la conseguenza logica e necessaria del peccato, così come chi ingerisce un veleno necessariamente muore.

domenica 21 settembre 2014

Rettifiche in merito alla presentazione del libro di p. S.M. Lanzetta a Firenze



Su diversi siti internet nelle ultime ore sono apparsi alcuni interventi originati da un recente scambio epistolare tra l’avvocato Ascanio Ruschi, presidente dell’Associazione "Comunione Tradizionale", e Sua Eminenza il Signor Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, in relazione ad una eventuale Santa Messa in Rito antico da celebrarsi in occasione della presentazione del mio libro, Il Vaticano II, un Concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014.
In merito a tali interventi, non volendo entrare nella questione di principio, non posso tuttavia non fare alcune dovute precisazioni, essendo la mia persona, se non la stessa materia del contendere, un elemento non marginale di tutta la vicenda.
Devo affermare che sono sinceramente dispiaciuto per il fatto che la presentazione del mio libro sia divenuta occasione di polemica e dell’inasprimento di toni nei confronti di Sua Eminenza il Card. Betori, nella cui Diocesi ho avuto il privilegio di svolgere il mio ministero pastorale per lunghi anni e che sempre ho considerato e sentito come Pastore e Padre.
Inoltre, debbo far presente che, come si evince dalla lettera dell’Avv. Ruschi, la mia presenza era dagli stessi organizzatori considerata incerta e, aggiungo, molto improbabile, avendo necessità di un permesso scritto da parte dei superiori per recarmi in Italia: permesso che non solo non avevo chiesto, ma che preferivo non chiedere, al fine di evitare quanto temevo che si realizzasse e che i fatti hanno confermato.
Mi dissocio, pertanto, da ogni polemica, di qualunque segno, la quale non mi appartiene.
In tale contesto, tuttavia, non posso nascondere neppure di essere profondamente addolorato per quanto espresso da Sua Eminenza il Card. Betori sul mio conto, pensieri che apprendo da una lettera indirizzata a terzi, e solo dopo aver lasciato da quasi un anno l’Arcidiocesi.
Non posso certo fare la mia apologia, ma vorrei solo attestare che nel mio lavoro teologico ho sempre cercato in coscienza, con rispetto di tutte le sensibilità, di servire la Verità, e la Verità non conosce polemica, non conosce fazioni. 
Per questo non posso e non voglio permettere che la mia persona e la mia opera teologica, che ha un taglio esclusivamente scientifico, divengano bandiere di partiti da difendere o da abbattere “ideologicamente”. Se ho scritto qualcosa di errato, sono felice di rivedere il mio pensiero e di correggermi, qualora qualcuno me lo facesse notare. Ma prego chiunque avesse da rimproverarmi eventuali sviste, errori, o addirittura eresie, di volersi basare su quanto ho scritto, e non su mie presunte intenzioni.



p. Serafino M. Lanzetta