Il prossimo 27 ottobre ad Assisi si terrà la giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, il Santo Padre ha invitato a questo incontro i fratelli cristiani delle diverse confessioni, gli esponenti delle tradizioni religiose del mondo e, più in generale, tutti gli uomini di buona volontà.
Questa giornata prende il volto del pellegrinaggio, perché – così indica il comunicato stampa della Santa Sede – “ogni essere umano è, in fondo, un pellegrino in ricerca della verità e del bene” e così “nella misura in cui il pellegrinaggio della verità è vissuto autenticamente, esso apre al dialogo con l’altro, non esclude nessuno e impegna tutti ad essere costruttori di fraternità e di pace”.
In questo contesto sono ancora attuali alcune domande che il Cardinale Ratizinger poneva all’Académie des Sciences Morales et Politiques a Parigi nel 1997: “Come è possibile l'incontro nella diversità delle religioni e fra i contrasti che proprio oggi assumono spesso forme violente? Che tipo di unità può mai esserci? In quale misura si può almeno tentare di perseguirla?”
L’incontro “Pellegrini della Verità verso Assisi. Un approfondimento sui passi di Benedetto XVI”- proposto dall’Associazione Culturale Catholica Spes il 1° ottobre presso Casa Bonus Pastor a Roma – vuole approfondire queste domande per evitare il rischio sincretistico e relativistico che incontri di questo tipo possono generare. Perché – come ha ricordato il Card. Bertone – “sincretismo e relativismo finiscono per distruggere, anziché valorizzare, la specificità dell'esperienza religiosa”.
Nella relazione del 1997 il Cardinale Ratzinger poneva un’altra domanda importante che riguarda il rapporto tra dialogo e missione. A questo proposito un occasione di approfondimento proviene da una riflessione che risale all’anno 2000: “il dialogo nelle nuove concezioni ideologiche, penetrate purtroppo anche all'interno del mondo cattolico e di certi ambienti teologici e culturali, è l'essenza del "dogma" relativista e l'opposto della "conversione" e della "missione". (…) La stima e il rispetto verso le religioni del mondo, così come per le culture che hanno portato un obiettivo arricchimento alla promozione della dignità dell'uomo e allo sviluppo della civiltà, non diminuisce l'originalità e l'unicità della rivelazione di Gesù Cristo e non limita in alcun modo il compito missionario della Chiesa: “la Chiesa annuncia ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è la via, la verità e la vita (Gv 14,16) in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose” (Nostra Aetate, 2; Card. Ratzinger, Osservatore Romano 8/10/2000).
Sui passi di Benedetto XVI si propone quindi un approfondimento verso Assisi 2011 persuasi che “un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile, mentre urge tanto più il dialogo interculturale che approfondisce le conseguenze culturali della decisione religiosa di fondo” (Lettera di S.S. Benedetto XVI al Sen. Marcello Pera pubblicata in apertura del libro “Perché dobbiamo dirci cristiani”).
Nessun commento:
Posta un commento